Lettera di saluto da Don Lodovico a tutta Bovolenta

Stefano Callegaro

Di seguito la lettera di saluto che Don Lodovico ha scritto per la sua Santa Messa d'insediamento nella nostra comunità.

Una sera dello scorso luglio sono venuto a Bovolenta. In incognito. In realtà non è stato difficile mantenere l’anonimato, dato che nessuno mi conosceva e, per di più, c’era l’obbligo di portare la mascherina.

Avevo visto su internet che si teneva una serata dal titolo: “Alla riscoperta dell’antico castello di Bovolenta”. Subito mi sono detto: “Perché non approfittarne per conoscere una pagina di storia della mia nuova comunità?”

E così son venuto a sapere che il castello era stato costruito dal libero Comune di Padova dopo la Pace di Costanza del 1183, per un verso per difendere il territorio comunale dalla Repubblica di Venezia, per l’altro per controllare i corsi d’acqua che permettevano alla Città e alla zona dei Colli Euganei di commerciare con Chioggia e di conseguenza con l’Adriatico.

Devo dire che è stata una piacevolissima serata, anche dal punto di vista climatico, dato il caldo afoso del periodo.

    L’episodio mi è tornato alla memoria quando ho provato a pensare al saluto che ora vi sto rivolgendo.

Certamente il vescovo Claudio non ha le pretese militari dell’antico Comune di Padova riguardo al territorio della Diocesi, però delle attese, anzi delle grandi aspettative sulle comunità parrocchiali le ha sicuramente. Ogni comunità cristiana infatti è costituita non solo per dare ai fedeli che vivono in quella zona l’opportunità di incontrarsi e celebrare la propria fede ma, anche e soprattutto, per essere testimoni del Vangelo della Carità e della Misericordia in quel determinato contesto sociale.

Tranquilli: non dobbiamo né ricostruire il castello, né armarci per difenderci da qualcuno, ma è certo che una lotta, anche impegnativa, da un certo punto di vista, dobbiamo ingaggiarla per vincere l’egoismo che ci assedia, l’anonimato che ci isola e ci toglie le forze, il pregiudizio che ci mette l’uno contro l’altro, il pessimismo che ci fa pensare di essere l’ultima generazione cristiana…

Qualsiasi iniziativa vorremo prendere andrà bene a patto che sia inclusiva: se cioè ci aprirà al dialogo con la Comunità civile e tutte le sue componenti senza perdere di vista la nostra originalità cristiana, anzi offrendo a tutti la possibilità di riscoprire come proprio i valori evangelici siano quei pezzi di vita di cui sempre più spesso si avverte la mancanza nel nostro contesto sociale.

    Questa di oggi è la quinta volta che prendo in carico una comunità cristiana come parroco, ma è la prima che mi trova ad essere accompagnato di persona dal mio Vescovo.

Lo ringrazio di cuore per questa attenzione e penso di interpretare in questo momento i sentimenti di stima e di affetto che sicuramente tutti voi avete nei suoi confronti.

Vorrei però non ci sfuggisse il vero motivo del suo essere qui oggi. Il vescovo è presenza di Gesù, pastore e guida delle nostre anime, che oggi in modo del tutto speciale è venuto per incoraggiarci e invitarci a riprendere con fiducia il nostro cammino.

La lunga storia della comunità di Bovolenta (come raccontava il prof. Grandis nella serata sul castello) è per tutti noi certamente occasione di vanto e di orgoglio per il passato che ci sta alle spalle. Non è però assolutamente garanzia o assicurazione sul futuro.

Ed ecco allora il vero motivo della presenza del vescovo: ricordarci che siamo parte di una Chiesa più grande della nostra parrocchia, siamo parte di una Comunità Diocesana che è un organismo, un corpo nel quale nessun membro è indipendente o autonomo rispetto agli altri e il vescovo che è -per così dire- il vero e unico parroco della Diocesi, ha proprio la funzione di vigilare perché nessuno si senta escluso, dimenticato, trascurato.

Ma questo sarà possibile solo se sapremo rispondere generosamente ai suoi inviti a collaborare, consolidando le relazioni con le altre comunità del Vicariato del Conselvano: se aiuteremo dove ne avremo la disponibilità e accetteremo di essere aiutati quando faremo fatica a camminare da soli.

Se, all’interno di un territorio circoscritto com’è quello di Bovolenta, balza all’occhio la concordia e la vivacità della sua comunità cristiana, provate ad immaginare cosa possa significare, nel territorio di un Vicariato esteso come il nostro, il fatto che tante le parrocchie si sentano unite e solidali tra loro e camminino in sintonia con tutta la Diocesi di Padova.

Concludo facendo a me e a voi l’appello di avere tanta pazienza. Sono consapevole della quasi nulla conoscenza che ho di questa Comunità che mi è affidata, come pure della poca conoscenza che voi avete di me.

Ma proprio qui sta la grande opportunità: conosciamoci! Diamoci occasioni e tempo per conoscerci e stare insieme! Mi rendo conto di entrare a far parte di una comunità cristiana che ha una sua bella e ricca tradizione. Questo mi e ci chiede di dare il nostro apporto per aggiungere un nuovo tassello ad una storia che ora riprende, andando avanti insieme.

Maria SS, S. Agostino vescovo e S. Gabriele ci benedicano e accompagnino i nostri passi.

Scritto da Stefano Callegaro
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vittime delle Foibe

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Stefano Callegaro

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