Messaggio congiunto per la Festa di Sant’Antonio 2023

Stefano Callegaro

MESSAGGIO CONGIUNTO

DEL VESCOVO DI PADOVA E DEL RETTORE DELLA BASILICA DEL SANTO PER LA FESTA DI SANT’ANTONIO

13 giugno 2023

Cari amici e amiche di Sant’Antonio, fratelli e sorelle!

Ormai vicini al 13 giugno insieme a voi desideriamo metterci accanto a questo nostro caro amico portoghese, che nella nostra terra di Padova ha concluso la sua vita. È il santo di tutti! Il santo a cui tantissime persone in tutto il mondo si rivolgono nella fiduciosa speranza di essere accolte e ascoltate.

La festa solenne di Sant’Antonio ci trova quest’anno, ancora una volta, con il cuore desideroso di pace, di una pace che sembra sempre più lontana, che si fa sempre più desiderare perché, ai conflitti già attivi un anno fa – in Ucraina e non solo – se ne sono aggiunti altri – in Sudan e non solo.

Alla violenza della guerra si assommano, in queste settimane, le sofferenze a noi vicine dei nostri fratelli e sorelle della Romagna che hanno visto in pochissimo tempo andare in frantumi abitazioni, luoghi di lavoro e, purtroppo, anche morire tragicamente persone care.

Affidarsi all’intercessione di sant’Antonio richiede dunque fede, la fede nella preghiera incessante, la fede nel Signore della vita che, nonostante le ferite dell’umanità, sa farsi presente come compagno di viaggio e fonte di speranza.

Vogliamo innanzitutto metterci dinanzi alla testimonianza di vita di sant’Antonio, per lasciarci ispirare dal suo stile e per cercare d’imparare qualcosa dalla concretezza della sua fede vissuta. Antonio è l’uomo del Vangelo. Noi custodiamo nel cuore la ferma certezza che il Vangelo abbia molto da dire per la vita degli uomini e delle donne, per guardare a un futuro sostenibile e umano, per alimentare la forza delle speranze che, pur riguardando le cose materiali e organizzative, rimandano a qualcosa di immateriale e di spirituale. Antonio, a distanza di tanti secoli, ci aiuta a individuare una strada per servire gli uomini e le donne di oggi. E questo è il senso ultimo anche del Sinodo che la nostra Chiesa di Padova sta celebrando.

Se c’è un tratto che colpisce sempre, della vicenda biografica del nostro caro amico Antonio, è il suo sguardo acuto e intelligente. Da un lato lo intuiamo profondamente assorto in Dio, scrutatore attento della Sacra Scrittura; dall’altro lo scopriamo attentissimo alle vicende del suo tempo, con l’udito quanto mai sensibile alla voce dei poveri e di tutti coloro che, pur non osando parlare, innalzano il loro grido di fronte alle più diverse e subdole forme di ingiustizia e di sfruttamento. Vien da dire che il nostro santo ci richiama tutti, credenti o non credenti, a saper utilizzare la nostra intelligenza, ad avere il coraggio di pensare, non per astrarsi da ciò che accade, ma per dimorare nel mondo con realismo concreto e dedizione appassionata, solidale. Lo sappiamo: più facile e appagante potrebbe sembrare lasciarsi trascinare dall’onda dell’opinione diffusa, dalla seduzione dei media più attraenti. La fierezza di sapere e voler pensare: Antonio ci aiuti a ridestare in noi l’attaccamento geloso e audace a tale libertà interiore, per comprendere e abitare creativamente la vita.

Ed è proprio l’imprevisto della vita che fa di Antonio, in qualche modo, un uomo «avventuroso». I sobbalzi della sua vicenda, i frequenti cambiamenti di rotta lo hanno condotto su strade inedite. Il suo pianificare ha incontrato più e più volte il contraccolpo di svolte inaspettate. Eppure ha saputo mantenere fisso lo sguardo alla meta, orientato verso ciò che il suo cuore ha ritenuto essenziale e fondamentale. Il suo tocco di genialità, in altre parole, si è espresso nel mantenersi in dialogo tra questi due poli: il bisogno umanissimo di darsi degli obiettivi, ma anche il coraggio di saperli modificare ogniqualvolta la vita glielo ha chiesto. Forse noi conosciamo di più l’atteggiamento di chi non si dà alcuna meta, e vive in modo ondivago e distratto; oppure la testardaggine di rimanere a tutti i costi aggrappati a obiettivi che non sanno tenere conto della vita degli altri, del gemito della creazione.

Antonio ci suggerisca la bellezza feconda di saperci orientare verso ciò che è davvero all’altezza della nostra umana dignità, verso un tempo futuro che sappia sbilanciarsi e rischiare in favore della gioia e della vita degli altri. Potremmo chiedere, con le parole stesse di sant’Antonio, che il nostro vivere abbia come orientamento quello di rendere visibile lo Spirito di Dio: «lo Spirito Santo non può essere veduto se non per mezzo delle creature nelle quali opera». Diamo dunque visibilità allo Spirito ricevuto a Pentecoste, mediante i mille gesti della prossimità fraterna.

In un clima di generale, reciproca sospettosità Antonio sta davanti a noi come uomo che non rinuncia a fidarsi. Anche al cospetto dei potenti più ostinatamente aggressivi sa accordare parole che tentano di smuovere, di orientare, di raddolcire. E di fronte ai peccatori più abbattuti vuole aprire spiragli di fiducia, indicando a tutti la possibilità di ripartire sempre, senza scoraggiarsi mai, senza lasciarsi inchiodare dagli errori commessi. La condanna facile, l’opinione scagliata come macigno definitivo, il pettegolezzo arcigno e sadico sono tutte piaghe che avvelenano la nostra vita, pubblica e privata. Piaghe che attestano la nostra incapacità di fidarci, di noi stessi e degli altri. Un flusso di amarezza che può essere arginato e prosciugato dalla nostra mitezza, fragile forza – e intelligentissima – di chi sceglie l’ascolto, l’attesa e l’accoglienza come linfa vitale da far girare, contro le chiusure gridate e le rabbiosità lanciate ai quattro venti.  La mitezza di Antonio ci offra ancora un eccezionale antidoto contro tutto questo!

Sant’Antonio sapeva parlare, ma sapeva anche agire. Ci consegna efficacemente l’immagine di un credente operoso e concreto, dedito a prendersi cura degli altri, a indicare vie nuove di libertà; con lo stile umile di chi scava radici sepolte che promettono germogli, senza disperdersi in pianificazioni troppo teoriche e incapaci di portare frutto. Il richiamo alla concretezza divenga per noi generoso impegno a non lasciar cadere l’appello di aiuto dei nostri fratelli e sorelle che vivono nella precarietà.

Rimane vivo, lo dicevamo subito, il grande anelito affinché ritorni la pace. Cosa possiamo fare? Se non siamo in grado di agire direttamente nelle decisioni dei potenti, possiamo però portare sulle nostre spalle almeno un po’ del peso che grava su chi patisce la violenza delle armi. Come? Dedicandoci alla comunione fra di noi, non lasciando che crescano a dismisura le pareti della discordia; mandando in frantumi le barriere dell’indifferenza.

Infine per tutti, davvero per tutti, sant’Antonio rimarrà sempre un faro che ci indica come sia possibile lasciarsi riconciliare da Dio. La pace inizia sempre dai nostri cuori e probabilmente nessuna pace nel mondo è pensabile se noi, per primi, non facciamo l’esperienza del volto buono di Dio, che si china su di noi per rimetterci in sesto riabilitati dal suo abbraccio paterno. Forse male non fa, quest’anno, nel 150° anno dalla morte di Alessandro Manzoni, riandare con la memoria alle lacrime commosse dell’Innominato, riaccolto con tenerezza dal Signore tramite l’abbraccio del cardinal Federigo: «L’innominato, sciogliendosi da quell’abbraccio, si coprì di nuovo gli occhi con una mano, e, alzando insieme la faccia, esclamò: “Dio veramente grande! Dio veramente buono! Io mi conosco ora, comprendo chi sono; le mie iniquità mi stanno davanti; ho ribrezzo di me stesso; eppure…! Eppure provo un refrigerio, una gioia, sì una gioia, quale non ho provata mai in tutta questa mia orribile vita”». Proprio così: conosciamo davvero noi stessi quando ci scopriamo limitati e iniqui, tuttavia contenti di essere refrigerati dal perdono di Dio. È forse il dono più incredibile che possiamo sempre scambiarci, tra fratelli e sorelle; quello del perdono reciproco, fatto di abbracci e di sguardi che incarnano la misericordia del Signore per tutti noi suoi figlie e figlie.

 

+ Claudio Cipolla,
Vescovo di Padova

Fra Antonio Ramina,
Rettore della Basilica del Santo

Scritto da Stefano Callegaro
Notizie principali:

Giubileo 2025 - Diocesi di Padova

Dal sito della diocesi di Padova

Il Giubileo ordinario 2025 che invita a essere “pellegrini di speranza” come indica la Bolla di indizione (Spes non confundit [Rm 5,5] – La speranza non delude) avrà inizio con l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano il 24 dicembre 2024 e terminerà il 6 gennaio 2026.

A livello diocesano l’Anno Santo si aprirà in tutto il mondo domenica 29 dicembre 2024 e si concluderà domenica 28 dicembre 2025.

A Padova la celebrazione di apertura del Giubileo, presieduta dal vescovo mons. Claudio Cipolla è in programma domenica 29 dicembre alle ore 16.00, con inizio e partenza dalla chiesa del Seminario (Santa Maria in Vanzo) per concludersi in Cattedrale dopo il momento processionale.

 «Domenica 29 dicembre – ha ricordato il vescovo Claudio nella lettera d’inizio Avvento rivolta alle comunità – come in tutte le Cattedrali del mondo, anche noi apriremo l’Anno Santo perché il Signore, ancora una volta, ci doni la sua grazia, si mostri indulgente e misericordioso nei nostri confronti, ci apra alla conversione dei pensieri, dei sentimenti e dei desideri, facendo di noi dei «pellegrini di speranza».

Per disposizione di papa Francesco le Porte Sante saranno solo quelle delle quattro basiliche papali maggiori (San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore, San Paolo fuori le Mura) e quella del carcere romano di Rebibbia.

Nelle Diocesi ci saranno invece dei “luoghi giubilari”, che saranno meta di pellegrinaggio, dove sarà concessa l’Indulgenza giubilare secondo le indicazioni indicate da papa Francesco per il Giubileo 2025. Qui si potrà giungere come comunità, gruppi, singoli pellegrini.

 

In Diocesi di Padova sono 32 i luoghi, che saranno contraddistinti come “luogo giubilare”:

In città

  • Basilica Cattedrale
  • Basilica di Sant’Antonio
  • Basilica di Santa Giustina
  • Santuario di San Leopoldo Mandiç

All’origine della fede

  • Chiesa di Santa Sofia
  • Chiesa degli Eremitani, Padova
  • Oratorio di Pozzoveggiani San Michele Arcangelo, Padova
  • Duomo vecchio e Santuario delle Sette Chiese, Monselice

Monasteri e abbazie

  • Abbazia di Praglia, Teolo
  • Santa Maria delle Carceri, Carceri
  • Chiesa di Santa Croce, Campese

Luogo antoniano

  • Sant’Antonio di Padova all’Arcella, Padova

Luogo eucaristico

  • Chiesa del Corpus Domini, Padova

Santuari mariani

  • Annunciazione della Beata Vergine, Tresto di Ospedaletto Euganeo
  • Beata Vergine Assunta, Monteortone
  • Beata Vergine dell’Angelo, Piovene
  • Beata Vergine del Caravaggio, San Vito di Valdobbiadene
  • Beata Vergine del Covolo, Crespano del Grappa
  • Beata Vergine della Misericordia, Terrassa Padovana
  • Beata Vergine delle Grazie, Villafranca Padovana
  • Beata Vergine del Pedancino, Cismon del Grappa
  • Beata Vergine di Tessara, Santa Maria di Non
  • Madonna del Carmine, Padova
  • Madonna dell’Olmo, Thiene
  • Madonna Pellegrina, Padova
  • Santa Maria delle Grazie, Este
  • Santa Maria delle Grazie, Piove di Sacco

Luoghi della cura e della carità, della giustizia e della pace

  • Cucine Economiche Popolari (Fondazione Nervo Pasini), Padova
  • Opera della Provvidenza S. Antonio, Sarmeola di Rubano
  • Tempio nazionale Internato ignoto, Padova
  • Sacello Ossario Cima Grappa, Crespano del Grappa
  • Tempio del Donatore, Valdobbiadene

Per ottenere la “grazia giubilare”, che rappresenta un “di più” di misericordia che diventa un sostegno per crescere nel bene e vivere il Vangelo, il fedele è chiamato a compiere alcuni passaggi: vivere il sacramento della riconciliazione, celebrare l’eucaristia, pregare secondo le intenzioni del Papa.

Accanto a questi momenti c’è l’impegno a vivere un’azione che può essere; il pellegrinaggio in un luogo giubilare e qui confermare la propria fede con la preghiera del Padre Nostro e la recita del Credo; devolvere denaro ai poveri; astenersi per un giorno da futili distrazioni o da consumi superflui; dedicare del tempo all’adorazione eucaristica o alla meditazione con la Bibbia o ad attività di volontariato a beneficio del bene comune; visitare chi è nella necessità; praticare le sette opere di misericordia e azioni di giustizia, penitenza e riconciliazione, sostenere opere di carattere religioso o sociale; partecipare a proposte di formazione spirituale e teologica.

Per dare forma a una carità condivisa, nel corso dell’Anno giubilare alle parrocchie, ai gruppi, alle associazioni e ai singoli viene proposta un’attenzione specifica a sostegno di tre progetti diocesani:

  1. il progetto Vi sia uguaglianza, per sostenere il debito delle parrocchie in difficoltà.
  2. Il sostegno alle Cucine economiche popolari, che con l’inizio del 2025 vedranno iniziare la ristrutturazione dei locali del Tempio della Pace, dove verrà trasferita la nuova sede.
  3. Il sostegno ai progetti missionari a Pacaraima (Roraima, Brasile)

Si potrà sostenere tramite bonifico sul conto BANCO BPM – Diocesi di Padova

IBAN: IT 73 A 05034 12112 000000008000

specificando il progetto scelto nella causale

Causale: Giubileo – Vi sia uguaglianza

Causale: Giubileo – Cucine economiche popolari

Causale: Giubileo – Missione Roraima

 Per accompagnare il Giubileo è stato creato un apposito sito internet dedicato al Giubileo in Diocesi di Padova, che da oggi sarà raggiungibile all’indirizzo: http://giubileo2025.diocesipadova.it dove si potranno trovare tutte le informazioni che possono essere utili al fedele: dall’elenco dei luoghi giubilari ai progetti di carità, dalle indicazioni per ottenere l’indulgenza giubilare alle preghiere, al senso del Giubileo.

È stato inoltre attivato un apposito indirizzo email (giubileo2025@diocesipadova.it) dove parrocchie, gruppi diocesani, pellegrini potranno condividere la loro esperienza giubilare inviando foto e brevi testi che saranno selezionati e pubblicati nella gallery del sito, oltre a poter trovare spazio sulle pagine del settimanale diocesano, La Difesa del popolo.

Stefano Callegaro

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Tesseramento NOI

Anche quest'anno è possibile sostenere le attività del nostro Centro Parrocchiale scegliendo di tesserarsi all'Associazione NOI "Centro di Aggregazione S. Agostino APS"
Vi aspettiamo presso il bar del Patronato dopo le SS. Messe del 6, 11, 12, 18 e 19 gennaio

Per informazioni scrivere a noibovolenta@gmail.com oppure rivolgersi al banchetto del tesseramento

Stefano Callegaro

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Auguri di Buon Natale dal vescovo Claudio

AUGURI DI NATALE 2024

 

 

Giungano a tutti voi i miei auguri di un Buon Natale e di un Anno Nuovo “buono” e secondo i disegni del Signore.

Un anno che sarà “santo” – giubilare – e che ci invita a essere “pellegrini di speranza”.

In modo particolare rivolgo gli auguri ai miei più stretti collaboratori – presbiteri e diaconi – ma anche ai religiosi e religiose, alle persone consacrate e a quanti sono stati scelti dalle comunità e hanno dato la loro disponibilità come membri degli organismi di comunione e di partecipazione, perché hanno un compito particolarmente importante oggi e nell’attuazione del Sinodo diocesano. Come pure desidero ricordare, ringraziare e incoraggiare le tante persone che nel silenzio e nel nascondimento si adoperano per aiutare, fin nelle più piccole cose, la vita delle nostre comunità.

Grazie per esserci e per dare volto e anima alle nostre parrocchie che – ce l’ha ricordato anche il Sinodo diocesano – sono oasi di spiritualità in cui respirare il Vangelo di Gesù, luoghi di “ristoro” spirituale, di rigenerazione, una palestra per l’anima dove alimentare la propria fede e dare forza alla testimonianza nel mondo.

La maggioranza dei cristiani, infatti, vive “nel mondo”, spesso sui “confini” dei grandi problemi di ordine etico, morale, politico, amministrativo, a contatto con delicate questioni legate alla giustizia e all’ambiente…

I cristiani lavorano lì sulla soglia, sul confine e vorrei sostenerli e incoraggiarli perché diano una testimonianza bella e viva della gioia cristiana: abbiate la forza e il coraggio di rimanere e portare lì dove lavorate quella parola buona che ricavate dalla fede in Gesù Cristo e nel Vangelo.

Gesù è venuto ad abitare in mezzo a noi; è stato uno di noi.

Gesù viene ancora oggi ad abitare in mezzo a noi e questa sua presenza ci conforta e ci rassicura, ci dice la grande potenzialità che c’è nella nostra umanità, che può essere capace di grandi cose e di bene.

L’augurio che vorrei estendere a tutti in questo Natale è proprio questo:

di trovare il coraggio del bene;

di trovare il coraggio di ritessere le basi delle nostre comunità;

di trovare il coraggio di essere testimoni specie nei confronti dei giovani, per aiutarli a far emergere – a “tirar fuori”, perché questo significa educare – quel bello e quel bene che c’è nei loro cuori.

Un pensiero particolare va a tutte le popolazioni che vivono il dramma della guerra e della violenza, che non vedono all’orizzonte una speranza di pace; e alle tante persone che vivono disagi fisici, materiali e spirituali e soffrono la solitudine e l’inquietudine per il domani.

Il Giubileo della speranza che è alle porte possa essere occasione di grazia e di conversione.

Il Signore che viene illumini le nostre azioni e i nostri pensieri e aiuti a guardare con speranza e uno sguardo nuovo ciò che ci sta attorno per riuscire sempre a trarre il bene e testimoniarlo nella vita di tutti i giorni.

Buon Natale!

 

+ Claudio Cipolla, vescovo

Stefano Callegaro

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