Indicazioni Nuovo Messale
Stefano Callegaro
Il nuovo Messale arriva dopo la sospensione delle celebrazioni pubbliche a causa della pandemia.
Durante il blocco totale per il coronavirus, abbiamo sperimentato che la liturgia dà forma alla Chiesa. Lo abbiamo notato quando, celebrando in streaming, abbiamo avvertito la mancanza epidermica del popolo di Dio. Video o audio non possono trasmettere l’emozione di stare insieme a pregare per essere in Cristo. Alla scuola del Messale impariamo la comunione e l’essere comunità in cammino.
Quattro cambiamenti nel nuovo Messale
Le prime copie del nuovo Messale Romano in italiano voluto dalla Cei sono arrivate nelle parrocchie della Penisola dalla seconda metà di settembre. Il rinnovato libro liturgico per celebrare la Messa potrà essere usato fin da subito ma diventerà obbligatorio dal giorno di Pasqua, ossia dal 4 aprile 2021. Ecco quattro esempi di che cosa cambierà:
1. Nella preghiera del Padre Nostro non diremo più «e non ci indurre in tentazione», ma «non abbandonarci alla tentazione».
2. Inoltre, sempre nella stessa preghiera del Padre Nostro, è previsto l’inserimento di un «anche» («come anche noi li rimettiamo»).
3. Altra modifica riguarda il Gloria dove il classico «pace in terra agli uomini di buona volontà» è sostituito con il nuovo «pace in terra agli uomini, amati dal Signore».
4. Nella Preghiera eucaristica II entra la «rugiada» dello Spirito che prende il posto dell'«ef-fusione» dello Spirito. Così il sacerdote dirà: «Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito perché diventino per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore». Non più «con l'effusione del tuo Spirito».
Come il Messale è scuola per la comunità?
L’Eucaristia è una vera e propria scuola di vita e come tale ha un metodo, un programma e dei partecipanti. Questi ultimi sono la nostra gente, quella che frequenta la parrocchia, i movimenti, le comunità dei consacrati. Sono i giovani che vivono la maggior parte del tempo sui social; sono i piccoli e gli adolescenti che partecipano al catechismo; sono gli anziani che trovano nella parrocchia un luogo familiare. Tutti devono interiorizzare la Parola ed essere aiutati a comprendere le azioni liturgiche. Pensiamo alla gestualità liturgica che non è sempre compresa dalla maggioranza delle persone. Pensiamo alle omelie che spesso sono poco aderenti al Vangelo e alla realtà in cui viviamo. Il Messale diventa il libro per la formazione del popolo di Dio, perché ha un metodo: partecipazione, interiorizzazione e testimonianza.
Quanto il linguaggio non verbale (=gesti liturgici) è parte del Messale?
La celebrazione non è fatta solo di parole, ma di gesti che armoniosamente riconducono all’incontro tra Dio e la creatura. Il linguaggio non verbale non è un qualcosa di secondario nella celebrazione e la fruttuosa partecipazione implica un coinvolgimento di tutti i sensi. Attraverso i gesti liturgici entriamo nella sfera affettiva del singolo credente. La proclamazione della Parola, il canto, il silenzio, le vesti e la suppellettile rimandano all’abbraccio con il Signore. Quando non vi è una comprensione armoniosa di gesti e parole, le celebrazioni scadono nel minimalismo liturgico o nell’eccesso di rubricismo. Dovremmo interrogarci sulla qualità delle nostre celebrazioni e non tanto sui numeri dei partecipanti. Dovremmo fare un esame di coscienza su come il sacerdote aiuti il popolo a partecipare. Dovremmo chiederci se i gesti liturgici sono semplici o complicati o troppo fantasiosi per cui distraiamo i fedeli dal percepire l’unione con Cristo. Non c’è bisogno di stravolgere i riti per giungere al cuore del popolo. La via della semplicità è sempre quella vincente anche al tempo del Covid o nell’era del digitale.
Ulteriori dettagli riguardanti i cambiamenti e le motivazioni verranno dati un po' alla volta per entrare sempre più nel nuovo messale.
Scritto da Stefano Callegaro
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PAOLO BONATO
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