Messaggio del vescovo Claudio per il nuovo anno scolastico

Stefano Callegaro

Siamo alla vigilia di un anno scolastico che si presenta già segnato dall’incertezza. Come vescovo mi sento invitato a proporre una parola di speranza a quanti operano e “fanno” la scuola a diverso titolo: famiglie, studenti e tutti coloro che prestano il loro servizio in questo ambito. Una parola che possa aiutare a iniziare bene il nuovo anno, nonostante la complessità della situazione. Una parola che chiama a ulteriore responsabilità quanti sono cristiani: a essi infatti è affidato il Vangelo con la sua carica di speranza che diventa passione e coraggio, di visione del futuro che si fa fedeltà e desiderio, di spirito di collaborazione con tutti e di comunione per costruire il bene.

Ai genitori consegno la parola collaborazione, riprendendone il significato etimologico di “fatica e lavoro condiviso”: la vostra collaborazione con l’istituzione scuola esige il pieno riconoscimento del ruolo complementare che essa svolge rispetto alla prioritaria responsabilità educativa che vi compete e, di conseguenza, il superamento della logica della contrapposizione e della mera pretesa. Per collaborare ci vuole fiducia reciproca, al di là della formale sottoscrizione del patto di corresponsabilità; presenza, non delega; coinvolgimento, non estraneità al progetto educativo. Soprattutto in questo frangente così delicato, siete chiamati a collaborare anche nel rispetto delle indicazioni anti-contagio, sentendovi responsabili non solo della salute dei vostri figli e delle vostre famiglie ma anche dei compagni di classe e degli insegnanti.

Agli studenti dedico la parola desiderio: penso che questa sia la parola giusta per voi, cari ragazzi, sebbene possa sembrarvi distante dalla vostra sensibilità rispetto alla scuola. Ripensando ai mesi di lockdown, sono certo che condividerete questa scelta. Accanto al desiderio di riprendere una vita normale (della quale la scuola è parte importante), vi auguro di nutrire il desiderio di riallacciare relazioni belle e di tornare a imparare con entusiasmo. È significativo che il verbo “studiare” significhi proprio desiderare: che la scuola possa stimolare i vostri interessi, promuovere i vostri talenti, accrescere le vostre conoscenze e aiutarvi a diventare parte di una comunità che chiede la vostra presenza attiva. Aiutatevi reciprocamente anche ad accettare le regole di comportamento che l’emergenza sanitaria impone: certo costano sacrificio ma sono utili a salvaguardare la vostra salute e quella delle persone che vi stanno accanto.

Ai dirigenti, pensando anche a quanto emerso nel corso dell’incontro in video-conferenza del maggio scorso, rivolgo la parola coraggio: ne avete dimostrato molto assumendovi la responsabilità dei compiti che vi sono stati via via affidati in questi mesi e ora arrivate, dopo un’estate di lavoro, a dover ricominciare facendovi carico delle paure, delle fatiche e delle richieste di molti. Posso immaginare quanti problemi giungeranno in queste settimane sopra le vostre scrivanie, quanti pensieri turberanno i vostri sonni e soprattutto il senso di impotenza e di inadeguatezza che avvertirete nell’impossibilità di trovare una soluzione a ogni questione e una risposta a tutti coloro che si rivolgeranno a voi. “Coraggio” è allora anche l’augurio a non lasciarvi cadere le braccia, a non tirarvi indietro, a sopportare con i vostri insegnanti le fatiche, raccontando anche i vostri sentimenti e le vostre preoccupazioni; a riconoscere che da soli non potete fare tutto e che la cosa più importante è tentare di lavorare insieme, condividendo obiettivi e difficoltà.

Agli insegnanti riservo una parola che forse a loro riguardo è abusata e scontata: passione. Ritornate in cattedra (se c’è ancora, visti gli spazi limitati) con il gusto della vostra professione che è anche la vostra vocazione: fate percepire ai vostri alunni che siete lì per loro e che ciò che richiedete anche in modo esigente è perché li stimate e desiderate il loro bene. Che trascorrendo il loro tempo con voi, non sentano noia ma serenità e gusto per le cose che insegnate. Per i colleghi possiate essere dei veri compagni di cammino: oggi più che mai per far fronte alla fatica del momento presente bisogna saper valorizzare ciò che ci unisce al di là delle contrapposizioni e delle divergenze. Siate felici, nonostante tutto, di aver scelto questo lavoro e sentitevi circondati di stima e gratitudine.

In particolare agli insegnanti di religione, con i quali il vescovo ha un legame speciale, affido il mandato di essere testimoni di comunione nell’ambiente scolastico; siate facilitatori nelle relazioni, costruendo reti di fiducia e di rispetto. Al di là dei programmi, certamente importanti, prendetevi ancora più cura dei vostri alunni, specialmente quelli che vivono situazioni di fragilità: tutti, alunni, colleghi e genitori, trovino in voi persone premurose e affidabili, capaci di ascolto e di vera solidarietà.

Al personale amministrativo e ausiliario consegno la parola fedeltà: in questo clima di diffusa incertezza e timore, non sarà semplice svolgere il vostro lavoro con accresciuta responsabilità e costanza. Eppure proprio dal vostro impegno dipenderà il buon esito delle misure messe in campo per garantire il diritto allo studio e la sicurezza di chi abita la scuola. Vi auguro di affrontare con spirito di servizio anche le situazioni più difficili e delicate.

Infine un pensiero per le scuole delle nostre comunità cristiane, le scuole cattoliche e di ispirazione cristiana: rinnovando il mio grazie per la dedizione, oggi ancor più grande, richiesta a chi in esse presta il proprio lavoro o il proprio volontariato, invito a profondere particolare impegno nell’aiutare gli alunni a leggere anche la situazione presente con lo sguardo del Vangelo quale chiave interpretativa degli eventi e proposta di impegno per una vita buona e piena. E alle comunità cristiane di avere attenzione e cura per la scuola tutta e, in particolare, per le scuole cattoliche, dell’infanzia e non solo: non siano “strutture” che il passato e la tradizione ci hanno consegnato ma luoghi significativi per la crescita umana e cristiana dei giovani e spazi di incontro e dialogo per le famiglie, nella condivisione di un progetto educativo che guardi alla persona nella sua interezza e che accompagni all’incontro con una concreta comunità di adulti significativi e credibili.

A tutti il mio ricordo e un pensiero di bene. La pandemia che caratterizza questo 2020 con tutte le sue implicazioni, sanitarie, economiche e sociali ci stimoli a rendere ancor più concreto lo spirito di amore e di carità in tutte le sue declinazioni, il compito più alto che il Signore ci affida: solo così potremo vincere il male (anche quello del virus) con il bene al quale Dio costantemente ci chiama.

Buon Anno scolastico!

+ Claudio, vescovo

Scritto da Stefano Callegaro
Notizie principali:

La gratitudine e l’augurio del vescovo Claudio al nuovo pontefice papa Leone XIV

«Accogliamo con gioia, fede e speranza – dichiara il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla – l’elezione del nuovo Papa Leone XIV, il vescovo di Roma, che come tale è segno della comunione di tutte le Chiese locali. È un dono del Signore, che attraverso il ministero petrino è presente nella storia e guida la Chiesa. È un dono di cui abbiamo bisogno perché aiuta a mantenerci nell’unità in questo nostro tempo così complesso e dona fiducia e speranza all’umanità intera, tanto più in questo Anno Santo in cui stiamo vivendo il Giubileo della Speranza. A Papa Leone XIV, che è Servus Servorum Dei (Servo dei Servi di Dio), esprimo a nome della Chiesa di Padova gratitudine per il suo sì alla Chiesa e sostegno nella preghiera, il suo prezioso servizio aiuterà, valorizzerà e sosterrà il cammino delle nostre Chiese. Assicuriamo al nuovo Papa la nostra vicinanza, perché non è solo ad annunciare il Vangelo: c’è con lui tutto il popolo di Dio con i suoi vescovi che con lui annunciano la speranza che nasce dal Vangelo. Il suo primo saluto “la pace sia con tutti voi” è un grande messaggio con cui apre e indirizza il suo pontificato e si pone in continuità con papa Francesco: ci ricorda che il mondo ha bisogno della voce di Cristo, del suo amore e di pace. Ringraziamo Papa Leone XIV e con lui ci impegniamo come Chiesa di Padova a essere missionari di pace nel mondo».

Stefano Callegaro

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Auguri di Buona Pasqua dal vescovo Claudio

Di seguito il messaggio di auguri di buona Pasqua dal Vescovo Claudio

AUGURI PASQUA 2025

In questo periodo ospitiamo al Museo diocesano di Padova una mostra molto interessante e
suggestiva: “Il Canova mai visto”. Il cuore della proposta è un monumento funebre in cui l’urna
cineraria è opera del famoso scultore veneto. In una tomba s’incontra la vita e la morte, o meglio,
per sottolineare il tema giubilare che ci accompagna quest’anno, s’incontrano la speranza e la
morte, perché come la nostra fede ci ricorda: la morte non è la fine di tutto, è l’inizio di una vita
nuova e racchiude la prospettiva della risurrezione che nella Pasqua riviviamo. Accanto alla tomba
c’è un cipresso: ci rammenta che la vita sboccia e perdura anche dove c’è la morte, che oltre il buio
c’è la luce.
È la luce della speranza, della fede, quella su cui possiamo contare nei momenti più difficili, nella
sofferenza, nelle difficoltà. La fede è un sostegno ancora più forte nel momento della paura, della
morte, delle preoccupazioni, dell’angoscia. E quante preoccupazioni viviamo oggi, a livello
mondiale, con le troppe guerre che non trovano soluzioni di pace – pensiamo solo a quelle più
vicine a noi, in Palestina, in Ucraina – e poi ci sono altri conflitti che si giocano con le armi
dell’economia, della tecnologia...
Come augurare buona Pasqua in un tale preoccupante scenario? Come augurare la Pasqua
laddove si combatte con il dolore, la malattia, la sofferenza?
Riconoscendo che c’è questa luce della speranza che viene accesa con la Pasqua e che ci permette
di osare ancora, di impegnarci a lottare per guarire se si è malati, o per tentare di risolvere i
conflitti e i problemi che quotidianamente ci affliggono.
La Pasqua ci ricorda che il Signore è Colui che sa illuminare la vita anche nei momenti più difficili e
bui, anche nel momento stesso della morte. Senza questa luce della speranza saremmo disperati.
Il mio augurio per questa Pasqua è proprio questo: che tutti voi siate raggiunti e vi lasciate
raggiungere dalla luce della speranza, consapevoli anche della forza di una comunità di cristiani: a
volte, infatti, le sofferenze sono così gravi, così pesanti che da soli non ci sentiamo in grado di
affrontarle, ed è proprio qui che diventa significativa l’appartenenza a una comunità, la vicinanza
di fratelli e sorelle con cui, insieme, possiamo osare di tener viva la fiamma della speranza. Tanto
più in quest’anno giubilare che ci vede tutti “pellegrini di speranza”.
Buona Pasqua.

+ Claudio Cipolla

Stefano Callegaro

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Viaggio in Brasile

Proposta viaggio sulle orme di Don Ruggero Ruvoletto a 15 anni dalla sua morte.

 

Stefano Callegaro

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